Manca solo un “sarebbe” dopo la virgola per essere perfetto. “Sarebbe” perché solo un quarto delle donne italiane in età fertile prende la pillola anticoncezionale e la contraccezione d’emergenza è difficile da trovare quanto un quadrifoglio. C’è ancora molta strada da percorrere insomma per poter rispondere: “meglio la contraccezione orale” (e non orale).
Una mossa in questa direzione viene dalla Commissione Salute della Donna: anticoncezionali gratuiti (anche per quelli con dosaggio di estrogeni inferiore ai 20 microgrammi) e facilitazione nel trovare la cosiddetta pillola del giorno dopo (codice verde al pronto soccorso).
Il solo nominare la contraccezione ha scatenato gli animi pudichi della nostra italietta e di quanti strepitano nel condannare gli aborti ma strepitano ugualmente davanti al solo rimedio serio (e non illiberale) per ridurne il numero: l’educazione sessuale e la contraccezione. Come si faccia ad essere contro l’aborto e al contempo contro la prevenzione di una gravidanza (e dunque la prevenzione di un possibile aborto) è difficile capire. Anzi impossibile.
Negli attacchi alle timide e sensate proposte dalla Commissione emerge poi un vecchio adagio: la confusione tra la cosiddetta pillola del giorno dopo e la pillola abortiva (meglio conosciuta come RU486).
La pillola del giorno dopo contiene un ormone progestinico (levonorgestrel) ed è un contraccettivo di emergenza. Nel caso di un rapporto a rischio deve essere assunta il più presto possibile e non oltre le 72 ore (ecco perché il codice verde al pronto soccorso). Nel caso in cui il rapporto sia avvenuto nella fase preovulatoria, la pillola blocca o posticipa l’ovulazione e impedisce l’unione del gamete maschile e di quello femminile. Se invece il rapporto è avvenuto dopo l’ovulazione e la fecondazione potrebbe essere avvenuta, la pillola impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato, intervenendo sulla parte interna dell’utero in cui avverrebbe l’impianto. La sua azione somiglia all’effetto degli estroprogestinici assunti per via orale o all’azione della spirale (IUD). La RU486 (mifepristone) intralcia il progesterone, ormone necessario alla prosecuzione della gravidanza. Agisce su un embrione già impiantato, provocandone l’espulsione. Può essere somministrata entro le prime 7 settimane di gravidanza. La RU486 provoca un aborto senza il ricorso ad un intervento chirurgico.
Nei commenti c’è più di questa confusione tra le due pillole; molto di più.
Luca Volontè ha definito “delirante” il codice verde al pronto soccorso. Perché non si sa. Ma Volontè ci ha abituato a non porci domande e a fidarci del suo intuito. “Beato colui che crede senza bisogno di vedere”, o no?
Vincenzo Saraceni, presidente dei medici cattolici (AMCI), teme che un simile allargamento conduca ad un «uso superficiale. Sono contrario – afferma – ad ogni pratica che porti all’aborto diretto o indiretto».
Vincenzo Saraceni insinua due domande: perché si senta la necessità di fondare una associazione di medici cattolici (perché non quella dei fisici induisti o dei gondolieri jainisti? o degli elettrauti atei?) e che cosa c’entri l’aborto. Diretto o indiretto che sia. O metafisico. La cosiddetta pillola del giorno dopo non è abortiva: non è verosimile che Saraceni non conosca la differenza; ma l’alternativa (che sia in malafede) non è più confortante. Condannare la contraccezione considerandola come una pratica abortiva è disonesto. E a ben pensare insinua anche una terza domanda: se si considera l’aborto come un omicidio, non sarebbe coerente rimuovere tutto quello che può portare una donna a farvi ricorso? (E una delle ragioni più frequenti per ricorrere alla interruzione di gravidanza è un avvio di gravidanza…).
Isabella Bertolini (FI) dichiara solennemente: «Facilitare un uso scriteriato impedisce la maturazione sessuale».
Non è medico, direte voi, è comprensibile che si confonda. Ma allora perché non tenere chiusa la bocca? Non serve una laurea in medicina per capire che: 1. l’uso di x non implica necessariamente l’abuso di x; 2. non è chiaro in cosa consisterebbe un uso scriteriato di contraccettivi; 3. sarebbe bene che Bertolini leggesse un manualetto di ginecologia (o anche le FAQ di qualche sito).
Ma di che maturazione sessuale parlerà? Forse di quella necessaria per costituire una famigliola tradizionale? Perché allora ecco quale sarebbe il problema: prima del matrimonio (unico bollino valido per contrassegnare la famiglia tradizionale – che non si capisce cosa sia ma questo è un altro post) non è bene intrattenersi in amplessi sessuali; quindi non ti serve la pillola; dopo il matrimonio il sesso va bene a patto che sia a scopo riproduttivo; quindi non ti serve la pillola. Al bando la contraccezione!
Chiara Lalli
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